L’utilizzo di un termine piuttosto che dell’altro con l’intento di attribuire a qualcuno o qualcosa il nesso principale di causa-effetto per una particolare situazione in esame, oltre che ad un certo meccanicismo ingenuo e primitivo, rivela anche e soprattutto la fondamentale concezione del mondo (metafisico/dogmatico/finalista vs realista/critico/progressista) che l’individuo sostiene a fondamento della propria prassi.
Con colpa il presupposto filosofico di fondo consiste nell’esistenza di una divinità religiosa – sia del tipo trascendente cioè non rilevabile tramite l’osservazione della realtà fenomenologica circostante, sia immanente ovvero rivelantesi in ogni singolo elemento costitutivo della natura – dal quale la storia umana erediterebbe un fine verso il quale necessariamente tendere nel suo incedere costante, uno scopo genericamente indicato come bene e corrispondente alla volontà di dio che parrebbe perseguire la felicità dell’uomo universalmente inteso. Un vago insieme di formule astratte che fin dal principio dell’umanità ha posto in essere l’esigenza di dotarle di contenuto concreto attraverso l’abilità (anch’essa vaga e astratta) di una speciale categoria di uomini (intellettuali, clero) in grado di comunicare con la divinità e di interpretarne i segni; quindi agire in modo contrario a questo fine è una colpa perchè vuol dire aver tenuto una condotta contraria alla felicità dell’uomo che è il bene espressione della volontà di dio e come tale va punita.
Con responsabilità invece l’attenzione è rivolta unicamente alla critica del percorso del genere umano inteso come storicamente razionale o irrazionale a seconda che i mezzi adoperati siano adatti per i fini preposti (che le soluzioni adottate risolvano e non inaspriscano i problemi) e che muovendosi per il tramite della dialettica del reale rivela ad ogni nuovo scatto verità politiche o culturali differenti rispetto a quelle prese precedentemente per valide riguardo a se stesso, alla società in cui opera e all’universo che lo circonda i quali fino ad un certo punto si interpretavano in un modo, ma criticandoli e contraddicendoli qui ed ora (hic et nunc) sia in forma individuale che di gruppo, è stato possibile tramite un gran quantitativo di lotta intenderli in un altro tendenzialmente superiore. Quindi in questo contesto parlare di responsabilità e non più di colpa significa attribuire ad un individuo o ad un gruppo un’azione, una pratica, un comportamento non più interpretabile ideologicamente come contrario o favorevole all’umanità intera (che con malizia si potrebbe sospettare essere rappresentata da chi si pone a garanzia della razionalità degli assetti esistenti grazie alle sue capacità divinatorie), ma che come tale ha deviato (per i limiti del fatto in esame) il corso della storia da una parte piuttosto che dall’altra.