A 35 anni di distanza dall’uscita nelle sale, accanto alla ricostruzione realistica del modo di condurre gli affari finanziari – in quegli anni ritenuta ovviamente complottista dalla massa filistea di perbenisti privilegiati – rimane impressa la frase che il padre Carl Fox (Martin Sheen) rivolge al figlio Bud (Charlie Sheen) quando, terminato il confronto tra la rappresentanza sindacale dei lavoratori e l’investitore Gordon Gekko (Michael Douglas) per l’acquisizione della quota di maggioranza della compagnia aerea in cui è impiegato Martin, succede un confronto schietto tra i due parenti ricapitolato dal padre con la frase: “io non vado a dormire con le troie, ne mi alzo con le troie”.
Una frase questa che va inquadrata nella speciale tipologia di rapporto genitore/figlio che permea la famiglia statunitense, all’interno della quale la paternità è vissuta non come rapporto moralistico di precetti, bensì come capacità di avviso su base sperimentale (di vita vissuta) e non testuale (giornalistico-libresca) dei pericoli che stanno dietro alle scelte (o almeno ad alcune di esse). Più difficile da cogliere, anche se presente, è il sottofondo culturale di quel padre statunitense sentitosi tradito dal sogno americano di prosperità nazionale (e siamo nel 1987, prima del 2001 e del 2008) che si esprime tramite ironia e disincanto sui modi di fare propri e altrui (soprattutto yuppisti) sia nei luoghi di lavoro che al di fuori di essi (la variegata sit com corrisponde al tentativo di rappresentazione artistica attraverso un tiepido folclore caratteristico ciò che non vuol dire come gli asini domestici vorrebbero far credere che sia unicamente una volgare commedia se ascoltata in lingua originale e fruita per quelli che sono i codici espressivi della società statunitense a cui corrisponde un sostrato culturale estremamente diverso da quello europeo).
Si intuisce quindi come sia particolarmente notevole il confronto immediato tra etica ed estetica suscitato dalla battuta, proprio perchè proveniente da quel tipo di società umana volutamente ricostruita in maniera capziosa e tendeziosa per la parte di comodo che interessa la globalizzazione dell’estetismo e la generalizzazione dell’assenza di forze antagoniste in grado di elaborare criticamente le dinamiche di potere se non nella forma governativa della satira giullaresca e carnevalesca (tipo crozza).