Cosa stanno ad indicare i continui richiami ad un’inarrivabile capacità pratico-produttiva appartenente agli elementi operativi e di conseguenza a quelli dirigenti abitanti la penisola? O meglio, che cosa si cela dietro al fatto che per essere credibili in ambito lavorativo (e quindi sociale) non c’è altro modo se non quello di presentarsi come esponente di un’elite le cui caratteristiche sono definite per il tramite di un unico e specifico vocabolo il quale in questo modo ha assunto i connotati non solo di un banale luogo comune ma soprattutto di un ben più esclusivo lasciapassare di casta?
L’intuizione che si forma a riguardo è quella del suo opposto: la necessità continua di paragonare l’impianto produttivo nazionale con quello straniero per rimarcarne l’indiscutibile superiorità – eccellente è ablativo del participio excellens il quale è la forma composta dei termini ex (uscire da) e celsus (prominente, alto, nobile) dando così il significato al termine quale di un qualcosa che si distingue dalle grandezze di ciò che lo circonda – soprattutto in un ambito storicamente arretrato (di cui alcune quistioni risorgimentali sono testimonianza come: l’unitarismo a tutti i costi unita alla politica di fabbricare il fabbricante della destra storica, il rapporto coloniale nord-sud come rapporto città-campagna per assorbirne le risorse materiali di produzione forzando l’urbanizzazione, le missioni in eritrea e in libia della grande proletaria in cerca di mercati e manodopera, l’emigrazione costante e pervicace come unica alternativa alla miseria ) che ha potuto raggiungere un certo stadio di sviluppo unicamente quando le economie di di inghilterra, francia e germania sono passate alla fase economica successiva contraddistinta dal capitalismo finanziario, non può che rappresentare il tentativo di colmare con le parole quello che il pressappochismo servile non riesce per incapacità coi fatti, i quali corrispondono ad innumerevoli ore di presenza teatrale nei luoghi di lavoro con l’obiettivo dal lato subalterno di trovare il momento più opportuno (lontano dagli occhi indiscreti delle spie di governo) per tornare a casa e da quello dirigente di farsi lodare per immaginarie qualità di cui la carica rappresentata sarebbe testimonianza in modo da coprirne l’origine familistica e lobbistica causa di risultati pratici del tipo funivia al mottarone.
Ad un esame più attento emerge però anche un altro aspetto della quistione riconducibile a quella concezione che vede nella forma culturale e d’informazione assunta dallo stato (o società politica) quello strumento attraverso cui è riconoscibile il tentativo di risoluzioe del problema egemonico di una classe sulle altre col fine di monopolizzare il potere dapprima in economia e poi in politica (intesa come norme di comportamento favorevoli allo sviluppo economico di una data società). Ovvero se lo stato fosse realmente un’organizzazione sopra le parti che interesse avrebbe all’interno dei suoi confini a sottolineare costantemente che i nuovi beni prodotti dalle classi lavorative nazionali per il tramite organizzativo posto in atto da quelle dirigenti si distinguono da quelle non nazionali per somme qualità – ovvero nella controparte ideologica, astratta della realtà quantitativa, misurabile – in una maniera tale per cui non pare nemmeno più possibile possa essere migliorata o superata? Che interesse avrebbe nello scoraggiare le classi lavoratrici nell’avventurarsi in qualsivoglia impresa visto che la cima della vetta è già stata raggiunta? Che interesse avrebbe nel mistificare e falsificare uno stato delle cose che non è per nulla definibile con i temi della superiorità intrinseca nella storia della nazione ciò che è una balla clamorosa come si può constatare quotidianamente sui luoghi di lavoro. Se lo stato fosse un’organismo a conduzione realmente democratica – secondo i principi del 89 francese e non del concilio di trento – non avrebbe più convenienza ad agire esattamente in maniera opposta ovvero sottolineando le propie lacune e debolezze per spronare i cittadini a colmarle e superarle? Questo fatto che realmente accade nelle società più evolute come quella americana – permeata nelle arti libresche e cinematografiche da continue critiche di se stessa le quali hanno l’intento di invogliare le giovani generazioni a superare chi li ha preceduti indicando anche dove questo sia possibile e necessario – in italia è totalmente assente perchè volutamente ostacolato e manomesso dai gruppi dirigenti che premono affinchè ogni tentativo di critica sia vissuta come eresia ovvero come atto di insubordinazione all’autorità-proprietà rappresentante la volontà di dio (concezione magica del mondo mai del tutto estirpata dalla testa delle masse popolari per il mancato passaggio storico attraverso una riforma culturale e morale verificatosi invece oltralpe o nella forma politica francese o in quella religiosa luterana germanica e calvinista inglese). Ciò rende evidente come la retorica dell’eccellenza vada posta accanto a quegli strumenti analizzati in altre note (sport, estetica) tali per cui chi governa (nelle fabbriche, negli uffici, nella burocrazia) preoccupato unicamente di mantenere inalterato lo stato delle cose il più a lungo possibile ammonisce chi è governato ad essere pienamento soddisfatto della realtà per come egli la trova preparata e di non azzardarsi a pensare che sia possibile un qualcosa di diverso (un ruolo, una società, un’economia fino ad una politica) visto che lo stato delle cose è già prossimo alla perfezione. Situazione che porta di fatto i vari menabrea, pirelli, agnelli, gentiloni, ferrero, ansaldo, ferrari e così via discorrendo fino ad esempi comunali come marzoli e lanfranchi a legittimare la monopolizzazione dell’economia e della politica in moda da attraversare intere ere geologiche al riparo da uno straccio di concorrenza troncata non già solo sul piano delle risorse materiali a disposizione che lo stato garantise alle classi dirigenti e non a quelle lavoratrici ma anche sul piano ideologico tagliando la motivazione alla base dell’impresa individuale fatto salva quella artgianale o del terzista che invece è molto ricercata in quanto sostituisce quella impiegatizia tendenzialmente parassitaria.
E’ difficile uscire da uno stato mentale tale per cui si interpretano le faccende sociali nella maniera in cui appaiono dai racconti ufficiali di regime primo perchè è comodo secondo perchè la cultura preme affinchè la vita sia vissuta così in modo da non creare problemi ai ricchi che poi sono anche i potenti. Arriva però un punto nella vita delle persone che non hanno la testa vuota in cui questa necessità si fa però prorompente ed è difficile ricacciarla indietro, il punto è per i governanti fare in modo che questo momento sia spostato il più lontano possibile affinche l’impeto e la passionalità ribelle giovanile (lo sturm und drang o fosa romantica della persona) sia svanito e le forze di rivolta siano sparite con esso, la quistione dall’altra parte della barricata è quindi di istruire chi delle masse popolari è più propenso alla lotta attraverso scuole di partito (secondo la forma storica in atto) che istituiscano percorsi di crescita in stile maieutico (dove il discente è portato a scoprire autonomamente nuove verità attraverso l’allenamento della logica e dell’intelletto) e non dogmatico oppressivo (secondo lo schema autoritario docente che spiega allievo che assorbe meccanicamente) per evitare di ricadere nello stesso errore di paternalismo e padreternalismo dirigente che è volutamente attuato per lasciare inalterati i rapporti sociali ed economici.