Effetti a lungo termine della restaurazione borbonica

Essendo il popolo tedesco erede della filosofia classica tedesca e avendo quello francese con la rivoluzione dell’89 tradotto quei termini filosofici in termini politici è possibile che i motivi per i quali le quistioni di razza furono confuse con quelle di classe dal nazionalsocialismo e dall’hitlerismo – nei metodi e nella risolutezza accostabili ad un nuovo giacobinismo ed un nuovo bonapartismo per certi aspetti – vadano ricercate nell’influenza di ritorno dagli ambienti francesi restauratori (v. teorie del thierry) su quelli tedeschi liberali e che giustificarono l’evento come lotta di liberazione nazionale dall’invasore germanico e non come lotta di classe promossa dal terzo stato?

In altre parole il fatto che gli ebrei siano stati oggetto della soluzione finale (nuovo regime del terrore) al posto degli junker e dell’alta borghesia favorevole ad una seconda industrializzazione mondiale della morte è da ascrivere per lo meno in parte alla strategia di confusione culturale messa in circolo dagli ambienti restauratori il cui obbiettivo a lungo termine di deviare il simbolo dell’oppressione economica e sociale è stato raggiunto garantendosi così vita, prosperità e privilegi in tutta europa fino ed oltre i giorni nostri?

Parrebbe di sì dimostrando come i fatti di cultura non siano proprio roba da niente. A sostegno di questa tesi è da considerare come l’esperienza sovietica, nonostante rappresentasse la fase successiva del percorso storico iniziato in francia dalle masse popolari, non abbia mai del tutto scaldato i cuori del popolo europeo – a differenza di quella francese che fece intravvedere in napoleone e nei suoi uomini un esercito di liberatori – probabilmente per le differenze tra oriente e occidente (eredità dei due imperi) d’ostacolo allo scambio di esperienze su un piano culturale condiviso, e per aver tenuto in piedi il regime totalitario praticamente in maniera ininterrotta dalla rivoluzione di ottobre fino almeno alla morte di stalin; situazione da imputare alla concomitanza con eventi storici locali (una guerra civile) e globali (due guerre mondiali) che però sull’opinione pubblica occidentale dei cinquanta stremata da quarant’anni di militarismo concreto generava diffidenza e paura abilmente alimentate dai governi alleati.

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